Una molecola di fantasia: i profumi feromonici


La comunicazione è fondamentale per la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi.
In quanti modi si possono dire le cose? 
La maggior parte delle informazioni che si trasmettono avvengono con modalità non verbali anche nella comunicazione vis-à-vis: le espressioni del viso, la gestualità, la postura e la distanza, anche il look e gli odori parlano di noi. Attorno ai luoghi si costruiscono identità attraverso la relazione tra esperienza e polisensorialità, principio del marketing emozionale che studia la capacità di coinvolgere ogni cliente, come individuo, offrendogli un’esperienza da ricordare, anticipando i desideri inconsci e soddisfacendoli. Lo scopo è quello di farsi ricordare e, a questo proposito, quale senso migliore si potrebbe stimolare se non quello dell’olfatto (detto il senso del ricordo)?

Così la potenzialità del profumo, che nel corso della storia ha assunto funzioni diverse (religiosa, terapeutica, magica, edonistica ed infine artistica), è tornata ad essere valutata nella sua funzione primordiale di messaggero e sfruttata per la sua capacità di agire e influenzare i comportamenti delle persone.    


Il profumo può essere un ricordo, provocare emozioni, può avvicinare o allontanare. Nel mondo animale l’emissione di feromoni è un messaggio olfattivo percepibile a distanza e rappresenta il richiamo per l’accoppiamento. 
E’ proprio dalla capacità dei feromoni  di innescare nel mondo animale comportamenti sessuali che ha inizio la saga dei profumi molecolari: nel 1991 l’azienda statunitense Erox, a seguito della pubblicazione di uno studio (mai confermato) che identifica due molecole, androstadienone (associata allo steroide maschile) e estrotetraenolo (associata allo steroide femminile), come feromoni umani, le brevetta nel campo della profumeria. Da quel momento feromoni diventa una parola che fa moda: dopo il successo di Escentric Molecules (2006) altri brand ne hanno seguito la scia come Juliette Has a Gun con “Not a Parfum” (2010), ZarkoPerfume (2014), Nomenclature (2015) e altri ancora che hanno rappresentato una rivoluzione nel mondo della profumeria, non tanto per la presenza di materie prime sintetiche nelle composizioni, quanto per il ruolo da esse rivestito.

I profumi molecolari, detti profumi non profumi, sono realizzati infatti in “sottrazione”, cioè con un unico elemento chimico che regala un sentore iniziale in grado di variare, assumendo un carattere unico,  a seconda della pelle della persona che lo indossa. Un’altra caratteristica è di essere percettibile alle persone che stanno attorno e non all’utilizzatore, che sceglierà il profumo non per soddisfare il proprio piacere ma per quello (presunto) degli altri!
Queste sarebbero le potenzialità dei profumi definiti feromonici, dispenser di felicità, seduzione, notorietà e successo.
Ma potremmo definirli artistici?

Esclusività, personalizzazione e originalità sono i concetti chiave della profumeria di nicchia dove le molecole di sintesi, oggi indispensabili per garantire la continuità di produzione di un profumo, permettono di creare nuove emozioni.
Ma il valore estetico del profumo è una valutazione innanzitutto personale, qualcosa da assaporare in prima persona in un mondo, quello della profumeria non convenzionale, che nasce dalla volontà di distinguersi dalla produzione di massa e dalle mode del momento per realizzare opere d’arte destinate a durare nel tempo.

Il tempo: un’invenzione, una convenzione, un’incognita…la quarta dimensione.



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