La
questione legata al tema BIO nei profumi è annosa e spinosa, soprattutto
nell’ambito della profumeria artistica dove il tema che interessa è legato
all’arte appunto, alla volontà di distinguersi dalla massa creando qualcosa che
emozioni.
Il
profumo d’autore è l’espressione di creatività ed unicità quale risultato di
una continua ricerca delle migliori materie prime disponibili, attraverso le
quali dare vita ad incredibili storie profumate.
Nonostante
le limitazioni che il tema BIO impone anche la profumeria artistica non è
rimasta immune al fascino del green.
Gli
elementi che caratterizzano la produzione biologica e naturale sono diversi e
riguardano in primis le materie prime utilizzate.
Le
materie prime possono essere di origine naturale, come gli estratti vegetali e
gli olii essenziali, o riprodotte chimicamente in laboratorio, come l'odore
della frutta.
Negli
ultimi decenni lo sviluppo della chimica delle fragranze ha permesso non solo
di ovviare a tutte le limitazioni dei prodotti di origine naturale ma anche di
ottenere effetti odorosi diversi e non presenti in natura.
Le
materie prime sintetiche, fondamentali nella palette dei colori del profumiere,
nella profumeria d’autore sono usate in ragione dei loro meriti creativi e non
come sostituti poco costosi delle corrispettive essenze naturali. Esiste
comunque un concetto di qualità anche nel mondo delle materie prime sintetiche
dalle caratteristiche davvero uniche e imprevedibili, il cui ruolo è anche
quello di fungere da fissativi.
Il loro
primo utilizzo risale agli inizi del ‘900 con Chanel N° 5, realizzato da Ernest
Beaux nel 1921 per Coco Chanel. Fu lui il profumo che più di tutti portò alla
ribalta la sintesi, ed in particolare le aldeidi C10, C11 e C12, utilizzate per
regalare al gelsomino e alla rosa di Grasse un aspetto meno floreale e più
sensuale.
Il
prodotto biologico e naturale comporta innanzitutto l’utilizzo di materie prime
naturali, biodegradabili e che provengono da agricoltura biologica, con il
conseguente divieto di utilizzare sostanze di sintesi chimica. Ciò implica
creazioni molto volatili e semplici poiché il ventaglio di materie prime
disponibili in natura, e provenienti da coltivazioni BIO, è un numero molto
limitato. Si pensi che un profumiere può disporre di una palette di 3000
materie prime totali, di cui naturali solo 300; selezionare materie prime
naturali e con certificazioni BIO significa realizzare fragranze con meno del
10% della palette completa.
Ma
il concetto di BIO non è solo finalizzato al prodotto e alla sua composizione,
è importante che anche il contesto di reperimento delle materie prime sia
certificato da apposite organizzazioni, al fine di garantire la conformità dei
processi estrattivi e del prodotto finale. Per gli ingredienti naturali sono
ammessi solo processi di tipo fisico come distillazione e filtrazione.
La
storia insegna che originariamente l’estrazione delle essenze avveniva in modo
naturale: per enfleurage, infusione, spremitura o distillazione.
Enfleurage |
Catturare l’essenza è un segreto antico che risale a 5.000 anni fa i cui primi scopritori furono proprio gli Egizi, grandi consumatori di oli essenziali dei quali si servivano quotidianamente per celebrare il culto della vita e oltre la vita con il rito dell’imbalsamazione, quale parte integrante di questo cerimoniale.
Da allora le tecnologie si sono affinate e sono nate nuove tecniche più veloci e meno onerose: basti pensare che tecniche come l’enfleurage, ad oggi è quasi del tutto abbandonata a causa dell’elevato quantitativo di materie prime necessarie (per fare un esempio sono necessari 8.000 fiori di gelsomino per ottenere un grammo di essenza) e dei tempi di lavorazione molto lunghi (l’operazione di assorbimento a freddo nel grasso è ripetuta fino a 30 volte, fino alla saturazione del solvente, e, tra ogni passaggio di rimozione e sostituzione del fiore, è necessario un periodo di riposo di alcuni giorni), rendono il prodotto finale molto costoso proprio perché molto pregiato.
A
questo proposito la società Robertet a Grasse, quale riferimento mondiale per
la produzione di aromi naturali, ha inventariato una lista di ingredienti
naturali con tale certificazione biologica (la collezione Fragrant Fragments®),
quali materie prime rare e preziose.
L’alcool
solitamente utilizzato nei profumi come solvente degli olii essenziali è alcool
denaturato (alcool etilico al quale viene aggiunto il denaturante, sostanza che
serve a rendere gusto e odore sgradevoli per evitare l’ingestione). Attualmente
l’agricoltura biologica non permette di produrre naturalmente denaturanti,
pertanto nei prodotti BIO si utilizza un tipo di alcool derivante dai cereali
(chiamato alcool buongusto) il cui impiego non richiede aggiunta di denaturante
e comporta il pagamento di una tassa.
Infine
anche il packaging, che abbraccia il ciclo di vita del prodotto, deve
rispettare degli accorgimenti, non solo in termini di materiali sostenibili o
biodegradabili, ma anche in termini di limiti di spreco. Il costo del packaging
incide molto anche sul prezzo finale del prodotto, pertanto anche l’attenzione
alla proposta dei formati evidenzia criteri di sostenibilità ambientale.
Pertanto
chi è alla ricerca di profumi sinceramente naturali ed eco-friendly dovrebbe
considerare come requisito di credibilità anche il prezzo: la qualità ha un
costo, diffidate da prezzi troppo bassi!
Olivia Giacobetti - Honorés des Prés |
Quanto
ai profumi trovo che il termine corretto sia naturale e non BIO e che siano un
esercizio alla forma più primitiva della materia prima, nella sua essenza più
selvaggia, una sfida per li crea e non solo una scelta ideologica.
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