“La fenice [NdA]… si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso e resine odorose. Dopo aver vissuto cinquecento anni, con le fronde di una quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s’abbandona sopra, morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi […]”
In una società caratterizzata da una sorta di
attivismo senza requie e da inquinamento ambientale che offende e maltratta i
nostri nasi, il profumo ha assunto una funzione legata al benessere e alla
piacevolezza.
Ogni profumo ha un suo perché, e serve per particolari
necessità: odori che ti fanno sentire bene, che stimolano il buon umore, odori
rassicuranti, avvolgenti o che stimolano l'onirico...
Gli incensi hanno effetti calmanti e rilassanti, sono
rivitalizzanti ed ottimi alleati al recupero del potenziale energetico. Da
sempre l’uomo ha avuto un legame speciale con questa materia prima, perché
usata per ritrovare pace ed forza.
Per millenni le volute di fumo che salgono al cielo
sono state considerate messaggi per il divino.
Indossati, i profumi incensati sono come una preghiera
silenziosa sulla pelle, non solo un invito al misticismo ma al contatto con sé
stessi, una necessità più profonda e viscerale, il bisogno di ritrovare
equilibrio e sfuggire all’alienazione di questa società dove il tempo è un
lusso e l’azione una necessità.
La sua essenza riconduce al rito della fumigazione
dove bruciare gli incensi richiede tempo, tempo che dobbiamo concedere per
ricevere fumo e profumo in cambio. Questo per me è il significato del suo
sentore.
STORIA
L'incensum dei Romani, in inglese frankincense,
chiamato anche olibano, per gli ebrei conosciuto come lebonah, l’incenso
simboleggia la divinità di Cristo e rappresenta uno dei tre doni, insieme ad
oro e mirra, che i Magi offrono a Gesù di Nazareth.
Il suo nome deriva infatti dal latino incendere,
bruciare, si riferisce a qualsiasi sostanza che bruci rilasciando un
particolare aroma. E’ composto da sostanze vegetali e, nella forma a
bastoncini, da un’anima di legno duro che agevola la combustione. Tra i romani
era comunque conosciuto come thymiama, etimologicamente derivante a sua volta
da due parole greche : thuos offerta e thuien bruciare.
La fumigazione della resina, dal punto di vista
spirituale, ha una ricca valenza simbolica sia nella liturgia cristiana e
soprattutto nella Chiesa di oriente: l'incenso ha un valore assoluto e
rappresenta l’elevazione dell’uomo verso il divino.
Le sue prime tracce risalgono al VI secolo a.C. a
Eilat, antica città in Israele, dove fu trovato all’interno di alcuni reperti
archeologici.
La resina era commercializzata attraverso la Via
dell’Incenso (la via sacra dei profumi, un'antica autostrada che attraversa deserti
e montagne e tracciata per commerciare una resina speciale: l'incenso) che da
Shabwa, nell’odierno Yemen, arrivava al porto di Cana dove proseguiva per
l’Oriente, oppure percorreva le montagne e i deserti di tutta la penisola araba
per giungere a Petra dove veniva smerciata nell’Occidente a prezzo d’oro. Nella
capitale della Nabatea furono recuperati molti unguentarium, vasi di ceramica
caratteristici in cui era bruciata la resina, molti dei quali furono poi
rinvenuti anche nei Balcani e in Europa, testimoni del forte commercio sia
della materia prima, sia di oli e profumi importati. Il suo pregio creò molte
leggende immaginarie, una tra le quali fu quella di Erodoto scritta nel terzo
libro Le Storie sulla Persia, nel quale si racconta che gli alberi erano
custoditi da serpenti alati di vario colore e solamente i fumi di storace
potevano allontanarli.

L’incenso è citato nella letteratura vedica di 4000
anni fa e pare sia stato portato in Cina da un monaco nel 200 a.C.
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China -Lechan -il grande Buddha
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I babilonesi ritenevano che l’uso di resine aromatiche
aiutasse le divinità a manifestarsi. Gli ebrei hanno preso proprio dai
babilonesi l’uso dell’incenso fino a farlo diventare una parte fondamentale dei
rituali di culto insieme alle offerte di olio, frutta e vino come viene citato
in molti libri sacri ebraici, oltre che in moltissime volte nella Bibbia.
Nelle chiese cristiane, specialmente quelle d’Oriente,
l’incenso ha occupato un ruolo di tutto rispetto. La Bibbia racconta che
l’incenso andrebbe usato come offerta ogni giorno su un altare d’oro e il fumo
dell’incenso riguarda la purificazione e la santificazione. Il fumo simboleggia
le preghiere dei fedeli che salgono verso il cielo. Nelle chiese viene utilizzato
un particolare tipo di turibolo per contenere l’incenso che brucia sopra uno
strato di carboni ardenti.
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Gerusalemme -Chiesa della Natività
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Nell'Islam, la tradizione vuole che la moschea debba
essere sempre profumata.
Si pensa che la prima religione in cui è stato
utilizzato l’incenso sia stata quella Induista e ancora oggi è diffusa la
pratica di bruciare incenso durante le preghiere e il culto rituale quotidiano
in offerta alle divinità.
Nel Buddhismo accendere l’incenso è un’offerta ed è il
simbolo della compassione del Buddha. Così come l’incenso profuma tutto quel
che gli sta intorno portando gioia e felicità nel cuore delle persone,
profumando il mondo, così anche noi dobbiamo diffondere gioia aiutandoci tra di
noi a “bruciare" la cattiveria e l’egoismo.
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Thailandia, Bangkok
|
In India la tradizione dell’incenso (conosciuto come
agarbatti in molte lingue indiane) risale a molti secoli fa. Molti incensi
indiani sono realizzati con ingredienti che non si trovano da nessun’altra
parte del mondo.
Vengono realizzati il Masala o il Masala Dry (a
seconda della consistenza più o meno asciutta), miscele di vari tipi, polveri e
resine e oli essenziali arrotolati in un bastoncino. Uno degli incensi più
apprezzati è quello realizzato secondo i dettami della medicina ayurvedica.
Nella medicina indiana viene sfruttato anche per la
sua azione antinfiammatoria e come inibitore durante le crisi allergiche.
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India, Mysore
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L'incenso, considerato in profumeria la materia prima
"invernale" per eccellenza, è un ingrediente pregiato utilizzato per
realizzare fragranze sontuose e ispirate alla profumeria araba, dal sapore
orientale dolce, avvolgente e sensuale.
L’incenso è un’oleoresina ricavata da alcune piante
che crescono nel sud della Penisola Arabica e lungo alcune coste dell’Africa
Orientale. La più pregiata è la pianta sacra della Boswellia. L’incenso è
prodotto dal lattice che fuoriesce dalla corteccia della Boswellia Sacra dopo
essere stata incisa, una pianta gracile ma longeva che trasuda resine
aromatiche. Ha fiori a grappolo con cinque petali e frutti a drupa. All'interno
del tronco corrono abbondanti canali resiniferi dai quali stilla, lungo le
incisioni praticate dall'uomo, il succo bianco e lattiginoso che, allo stato
solido, costituisce l'incenso. In autunno si raccoglie il prodotto trasudato
dalle incisioni praticate durante l'estate: è l'incenso bianco più puro e più
pregiato.
Un secondo raccolto si fa in primavera sulle incisioni
fatte in inverno. L'incenso ha un colore rossastro e non vale quanto il
precedente.
L’assoluta, densa e dal leggero colore ambrato,
risulta nelle prime note particolarmente fruttata, per poi divenire fresca e
dal sentore balsamico, verde, molto persistente. Il resinoide prodotto
sciogliendo la gommoresina in benzene, ha un’ottima resa, ma purtroppo, data
l’intensa colorazione arancio scura, non può essere utilizzato in ambito
profumiero, anche se rappresenterebbe un ottimo fissante.
L’olio essenziale, ottenuto per distillazione presenta
una colorazione giallo pallido e olfattivamente assume ancora maggiormente
quella connotazione fruttata e citrata già presente nell’assoluta; fresco e
terpenico ha un carattere dolce-legnoso dal caldo sottofondo balsamico.
Oggi sono parecchie le fragranze orientali e che
annoverano l’incenso nel proprio bouquet olfattivo, eccone alcune:
come sempre una piacevole, interessante e istruttiva lettura....
RispondiEliminacomplimenti
Ciao Nuccia, grazie!
EliminaUn abbraccio